Una serata passata con don Mazzini, missionario in Messico, e il gruppo "Anziani" del Circolo S. Ugo - Don Acciai - un prete, una comunità, un quartiere

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Una serata passata con don Mazzini, missionario in Messico, e il gruppo "Anziani" del Circolo S. Ugo

In parrocchia
"Quando don Mazzini arriva nei villaggi sparsi della sua sterminata parrocchia a Tapachula nel Messico meridionale, nella foresta, l'albero comunica all'altro albero: — arriva don Mazzini!
Con questa pittoresca espressione, Don Olivo, rettore del seminario di Verona per l'America Latina e coordinatore e visitatore dei sacerdoti italiani, inviati in quella parte del mondo, si esprimeva, per dire quanto don Mazzini si sia inserito nell'am¬biente messicano e come sia amato da quella popolazione.
Inizia subito, rifiutando l'appellativo di "missionario": infatti tutta la chiesa è missionaria, cioè annunziatrice di un messaggio e tutti nella chiesa formiamo un solo corpo, di cui capo è il Cristo, e tutti, nelle varie comunità locali, dal Vescovo al più giovane dei preti, all'ultimo dei laici, abbiamo tutti un carisma di servizio ai fratelli, un impegno di comunione per realizzare attorno al Cristo risorto la stessa unica chiesa, in qualunque parte Dio ci ha chiamati a lavorare.
In questo contesto di lavoro spirituale nelle famiglie, nascono le "piccole comunità di base", i "gruppi familiari di evangelizzazione", nei quali, data la scarsità del clero e le grandi distanze che separano, il prete interviene solo raramente. Tuttavia questi cristiani impegnati, si riuniscono in quei centri, studiano assieme la Bibbia, pregano e "cercano di fare un cuor solo ed un'anima sola". In queste comunità, avvalendosi delle ultime disposizioni della chiesa, si riceve anche la comunione. Don Mazzini, particolarmente cita il caso di un gruppo di Cristiani assai formato e diretto da una suora, che fa un lungo cammino per venire alla chiesa parrocchiale a prendere l'Eucarestia, da distribuire poi ai fratelli nelle settimane seguenti.
Don Mazzini, a questo punto accenna ad un grosso problema, che lo abbiamo appreso anche dà altri missionari e che la chiesa nella sua saggezza vaglierà: cioè il sacerdozio dei fedeli, portato a tutte le conseguenze. Abbiamo ancora nella mente quando don Badino ci riferiva: "I capi comunità", i "monitores", come li chiamano in Brasile, i "Catechisti" come li chiamano in Africa e che "spezzano il pane della Parola di Dio", si domandano: "verrà il tempo che la chiesa ci chiamerà anche a "spezzare il Pane dell'Eucarestia?". La varietà dei doni con cui lo Spirito vivifica continuamente la sua chiesa, ci farà assistere ad una fioritura di bellissime cose.
Ma tutto non si può fare e bisogna accontentarsi di passare le giornate ín interminabili viaggi sempre alla ricerca di un collegamento fra quei gruppi di cristiani. Farsi uguale a loro, amico loro, aperto a tutti, per portare a tutti la parola autentica del Vangelo. La stessa disponibilità, lo stesso amore, anche con chi frequenta gruppi di Protestanti. Per il passato, dice don Mazzini, era stato quasi inculcato una paura "viscerale" verso quei gruppi "là c'è il Diavolo!" si diceva: "no! anche là ci sono fratelli che cercano l'incontro con Dio e rispettandoci reciprocamente ci arricchiremo tutti assieme spiritualmente".
Andare, rispettare profondamente qualsiasi persona, chiunque sia, spendersi per i fratelli, giocare tutta la propria vita su Dio e sentirsi nelle sue mani è semplicemente al suo servizio, sapendo che si fa tutto per Lui, con tanta umiltà! Mi viene alla mente una lettera che tempo addietro mi scrisse don Mazzini e che conferma ciò.
"La parola di moda è — evangelizzazione —, cioè si agisce come se non avessero mai ricevuto un vero annuncio chiaro di Cristo: effettivamente è così da queste latitudini. Mi sono messo su una strada di lavoro nascosto e silenzioso e di nessuna recriminazione verso chicchessia. Ci do dentro più che posso, vinco la stanchezza con pause di disegno: vedessi che produzione di materiale catechistico ... (modestia a parte ...)
Per il resto sempre per la strada, tutto il giorno a contatto con questa serie di comunità sparse: aspettando corriere, seduto ai margini della strada. Ci si fa molti amici e si riesce a sapere un mucchio di cose. Questa è la mia sicurezza, anche se tutto quello che si fa dovesse risultare un disastro. Perlomeno questa testimonianza umana e questa presenza c'è ... e nessuno può distruggerla".
Queste trasfusioni di chiesa, queste esperienze di chiesa messe in comune, questo percepire insieme i valori particolari di ogni popolo, questo leggere i "segni dello Spirito" che il Padre ha disseminato in ogni ambiente, per render più bella e ricca la sua chiesa, fanno realizzare quanto don Sergio Bernardoni, un parroco di Arezzo che con il suo vicario ed un gruppo di laici è partito per un servizio apostolico a Bela Vista Gorias in Brasile, conversando qui con noi diceva: "andiamo sí per portare la nostra esperienza di chiesa a quelle popolazioni, ma steremo particolarmente in ascolto dei segni di Dio in quella chiesa: ci sarà un arricchimento vicendevole e parto perché "si converta" anche la mia chiesa aretina, in nome della quale vado".
È ancora il discorso che don Luigi Carlini di La Spezia ed attualmente nel Macapà in Amazzonia faceva e cosí tanti altri missionari: "Con queste esperienze, viviamo il nostro — essere chiesa — e ci comunichiamo l'un l'altro queste cose, perché la nostra gioia di sentirsi fratelli sia sempre più piena ed il Volto del Padre sia sempre più visto ed amato dagli uomini, per la testimonianza che ci sforziamo di dare".
È il discorso di don Badino, che dal suo vescovo di Savona è richiamato in Italia: ci scriveva "non ho nemmeno la preoccupazione della continuità del lavoro qui a Recife: sono sicuro che i fratelli di qui accetteranno il sacrificio e che avranno tanta fede da inviarmi — come membro della comunità in missione — presso i fratelli della chiesa italiana. Io mi sento tanto tranquillo e sereno: chiedo solo al Signore di farmi conoscere il cammino e di darmi la generosità e la forza per intraprenderlo: qui, od in Italia, in Africa od in Asia, poco importa, pur di seguire l'appello del Signore".
don Acciai Antonio - parroco
Parrocchia N.S. della Provvidenza - Genova- via Vesuvio, 9 - 16134

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