10 anni dal giornalino della parrocchia "Vivere e comunicare" - Don Acciai - un prete, una comunità, un quartiere

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Don A. Acciai - un prete, una comunità, un quartiere
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10 anni dal giornalino della parrocchia "Vivere e comunicare"

In parrocchia
 
STORIA DI UNA COMUNITÀ PARROCCHIALE (1962-1974)
 
Come è raccontata da don Acciai in un collage apparso sul giornalino della parrocchia "Vivere e comunicare" in occasione del decennale della parrocchia.

 
I DIECI ANNI CHE IO RICORDO
 
La benedizione dell'olivo segna le tappe della comunità dei lavori per la nuova chiesa
 
1963 - La si fa nella Cappella
 
1964 - La si fa al capolinea del 35; sulla sovrastante scarpata domina il manifesto:
 
"Qui con l'aiuto di Dio e del popolo sorgerà la nuova Chiesa"
 
1965 - Dallo stesso piazzale si intravedono gli scavi iniziati
 
1966 - I ragazzi mettono l'olivo nei pozzetti dei pilastri
 
1967 - La si fa all'ombra delle imponenti impalcature
 
1968 - I lavori sono sospesi per ... mancanza di soldi ... ma il salone, pur tutto aperto c’è già e lì si svolge la funzione e si celebra la prima Messa
 
1969 - Marzo — vigilia delle Palme — si dà l'addio alla Cappelletta ... tra la commozione di tutti "di te conoscevamo ogni pietra, ogni asse ...: l'Arcivescovo
 
benedice il nuovo salone-chiesa".
 
1972 - La si fa sul terrazzo della Chiesa o "parco baby" tra i monconi dei pilastri
 
della "futura chiesa"; ... un auspicio!
 
1974 - Si fa sul terrazzo della chiesa, quattro giorni dopo l'incendio. Gli ambienti
 
della chiesa hanno ancora i segni devastanti del recente incendio.
 
1° agosto 1962:
 
Un "veste nera" arriva in Via Vesuvio.
 
Il primo incontro con le pecorelle a lui affidate non è dei più incoraggianti. Infatti scendendo dall'allora Bus 91, sente uno dire a un altro nel più schietto genovese: "mia arriva u teu amigu ..." . Benissimo! pensa il "veste nera" ... vuol dire che c'è lavoro!
 
Estate 1962:
 
Gruppi di ragazzi della zona e scouts di vari reparti di Genova, praticano ... uno strano sport: costruiscono blocchetti di cemento per la futura cappella. Il muratore-portiere del 23 vedendoli dice: "prima di entrare in quella chiesa ... sarà bene farsi ... una buona assicurazione".
Autunno 1962:
 
L'Impresa "Cosmo" costruisce la cappella: si battono in velocità tutti i "records". Con gli operai ci sono dei "volontari" che danno un tale ritmo che quelli dicono: "siamo pagati a giornata, ma ci si dà dentro più che se fossimo a cottimo".
 
22 dicembre 1962:
 
Il nostro Arcivescovo facendosi largo tra i ragazzi che, ancora con la pala in mano sistemano il piazzale, entra e benedice la cappella. Le signore, come portafortuna nel loro primo ingresso nella chiesetta, lasceranno l'impronta dei loro tacchetti nel cemento ancora fresco del pavimento.
 
20 gennaio 1963: Proclamazione della nostra Parrocchia
 
In quel pomeriggio don Acciai viene rivestito delle "insegne parrocchiali". Ma ad ogni rosa una spina ... In altra parte della diocesi, un altro prete compiva la stessa cerimonia, ma le suore che avevano confezionato quegli abiti, sbagliano di pacco e in via Vesuvio mandano quello destinato all'altro prete ... alto poco più di 1,50 e magrissimo ... Cosicché aveva ragione don Acciai a dire: "stavo meglio nella casacca da manovale ... che nel cappino da parroco".
 
1963, 1964, 1965
 
Si va formando la comunità parrocchiale, si formano i vari gruppi, varie associa­zioni, particolarmente vivace il gruppo giovanile: ci si conosce, si lavora, c'è molta attività religiosa, sociale, caritativa, ecc.... Ma viene il "fattaccio":
 
Il comizio di Malagodi
 
Sì! è l'onorevole che è al "Margherita" e i nostri giovani sono là a volantineggiare per appelli contro la disoccupazione, soprattutto per gli "Edili". Il settimanale "A B C" dedicherà loro un corsivo: "Chierichetti all'assalto di Malagodi".
 
1965-72 Palloncini, T.V., Ochetto
 
I ragazzi della I Comunione di via Vesuvio il 2 giugno di ogni anno liberano nel cielo i loro variopinti palloncini recanti messaggi di fraternità e amore per tutti i bambini del mondo. Il palloncino di Danilo Amati arrivato fino alla lontana Ungheria, è raccolto da una bimba: Veronika, che rispose con una delicatissima lettera intrecciando con il bimbo italiano un dialogo sui temi più belli della fede, dell'amore tra i popoli, della stima reciproca tra le nazioni.
 
Nel Natale 1965 in T.V. ci fu un servizio girato a Roma per Danilo e in Ungheria per Veronika. Autore del servizio fu il giornalista Valerio Ochetto con cui si instaurò una forte amicizia manifestata in modo particolare dalla comunità parrocchiale al­lorquando si seppe che il giornalista era stato arrestato in Cecoslovacchia. Si seguì la vicenda fino alla sua liberazione.
 
Aprile 1966 — Nascono i "Volontari"
 
Essendosi verificati nella zona casi di morte dovute a ritardo nei soccorsi, la co­munità dopo aver denunciato i fatti e lanciato appelli alle Autorità, convoca una assemblea popolare al cinema Fiamma da cui scaturisce l'idea di dare vita ad una pubblica assistenza: i Volontari del Soccorso.
 
4 novembre 1967 — Alluvione di Firenze e Veneto
 
Non appena sentita la notizia dalla radio un gruppo si mette in azione e si fa pro­motore e animatore nella zona per la raccolta di aiuti per i fratelli colpiti.
 
Quindi da via Vesuvio partono delle autocolonne di soccorso che gli stessi giovani portano nei luoghi colpiti dalla furia delle invadenti acque: Croce d'Arno ... Pontedera ... in Toscana e Musile ... San Donà di Piave ... Latisana nel Veneto.
 
Anni 1969-1973 — Mani tese
 
Come nel '66 i giovani della Comunità Parrocchiale si erano impegnati, partico­larmente nel servizio del quartiere, facendosi promotori della nascita della sezione dei "Volontari", così altri giovani sono colpiti sempre più dai problemi del Terzo Mondo e fondano un gruppo di Mani Tese.
 
La loro prima attività si concretizza nella raccolta di carta e ferro vecchio il cui ricavato è destinato a delle "microrealizzazioni" in paesi del terzo mondo.
 
Si partecipava anche a campi di lavoro ... Dopo queste prime attività, riflettendo assieme scoprivano che il Terzo Mondo non era solo un'entità geografica, ma una condizione di vita, per cui anche nel nostro paese esistevano gli stessi problemi ... dal che ne derivava la necessità di cambiare la realtà in cui viviamo, come hanno scritto nella pagina di "Esperienze" nel numero scorso del nostro giornalino.
 
 
Gennaio 1970 — La Comunità è in lutto
 
Muoiono asfissiati tre bambini mentre giocano in casa. Sono Rosalba, Patrizia Randazzo e Roberto Michelizzi.
 
Per evitare il ripetersi di altri lutti si convocano numerose assemblee alle quale partecipano numerose autorità e parlamentari i quali si impegnano a far sì che il Parlamento emani una legge per prevenire gli infortuni causati dalla scorretta instal­lazione degli impianti a gas.
 
17 aprile 1971 — Le buche di via Vesuvio
 
Il Comune di Genova accetta la proprietà di via Vesuvio fino al capolinea; stanzia la cifra occorrente per il suo rifacimento. Pur dicendo il nostro grazie, pubblicamen­te, siamo convinti che la Burocrazia fara sì che le Buche, già tanto pericolose, diven­tino voragini. Così la Comunità parrocchiale, gia incatramata per via Capri, di cui purtroppo è proprietaria per metà, lancia un appello e ripara la strada, con la grati­tudine di tutti e particolarmente degli autisti.
 
Siamo Profeti! Sono passati quasi due anni e di lavori neppure l'ombra ... mentre a ragione riafforano le "Buche". Nel frattempo però ci "autocritichíamo: nelle cose temporali la Chiesa ha solo funzioni di supplenza!"
 
Giriamo a chi di dovere la nota ...
 
Maggio 1971 — Festa nella comunità
 
Il Novello Sacerdote, Orazio Chiapparo, è ordinato Sacerdote il 2 maggio 1971 nella sua "parrocchia": Chiesa "N.S. della Provvidenza".
 
Settembre 1971 — Bimbo annega nel Lagaccio
 
Felice Ceravolo di 8 anni annega nel lago nel tentativo di ripescare un giocattolo. Ci si mobilita tutti per esprimere proteste ed avviare iniziative che dopo varie visissitudini costringeranno le autorità al prosciugamento del lago.
 
21 settembre 1971 — Oregina isolotto genovese
 
Il caso di "Oregina" che è parrocchia con noi confinante, fa sempre più parlare di sè.
 
Come comunità, noi non interveniamo, ci limitiamo a discutere tra noi e soprat­tutto preghiamo per loro nella Messa. L'invocazione: "perché la ricerca di questi nostri fratelli sia guidata dallo Spirito, preghiamo!", è ricorrente fra noi.
 
Chi invece va avanti, ma a titolo personale, è il nostro parroco, animato da spirito di dialogo e nella ricerca di una soluzione buona per la pastorale di quella parrocchia.
 
Il "dialogo" si fa però spesso polemica e ... i giornalisti ci gongolano! Sembra loro quasi una "lotta tra due paesi vicini" e sono contenti quando possono scrivere.
 
Questi fatti peró sono anche la nostra passione, come tutti i Cristiani, partendo dal Vangelo: Giov. 3,8 "Lo Spirito soffia dove vuole" e nessuno pensa che sia solo legato a "strutture, a leggi e leggina, commissioni e sottocommissioni", ma queste cose si possono dire e praticare in altri modi. Quello scelto da quei nostri fratelli è una scelta che ci lascia perplessi.
 
Quel loro "ergersi a comunità cui tutti i cristiani, in avvenire, dovranno guarda­re" ce li fa sentire così lontani ... dallo spirito delle chiese primitive alle quali essi vorrebbero solo ispirarsi!
 
Peccato! Quelle persone potevano essere di stimolo per tutta la comunità ecclesia­le genovese!
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