Il lutto: Il discorso della Comunità ai funerali - Don Acciai - un prete, una comunità, un quartiere

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Don A. Acciai - un prete, una comunità, un quartiere
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Il lutto: Il discorso della Comunità ai funerali

Il lutto
Discorso di Gianluigi Villa
membro della comunità di via Vesuvio,
in occasione dei funerali di don Antonio Acciai,
don Orazio Chiapparo, della mamma Emma - 9 aprile 1974
Sono una delle voci della comunità che ha scolpito nella mente e nel cuore tutto ciò che ha fatto Don Antonio:
La casa di tutti, così amava definirla don Antonio, è stata bruciacchiata dal fuoco. Il fuoco dello Spirito di Dio brucia nel cuore dei fratelli.
È un fuoco che non distrugge, è un fuoco che nel bruciare crea.
Questo fuoco rimane con noi.
Per parlare di questi nostri fratelli dovremmo adottare il criterio dell'unità di mi­sura dei volumi: la generosità a metri cubi, così è per la carità e per il senso della comunità.
Quanti sono gli appartamenti ammobiliati dall'impresa, don Antonio e papà Giu­seppe? Gli ultimi negozi di via Vesuvio erano stipati di mobili! Per il trasporto non vi erano confini: avveniva in via Capri, allo smistamento del comune ed in molte altre zone della città.
Una sera pioveva a dirotto, un gruppo di giovani trasportava dagli argini del Pol-cevera alla Chiesa "baracca" di via Vesuvio undici persone: don Antonio provvide ad affittare un casetta, la famosa "dacia", ed a ospitarle.
Altro episodio: vi era un vecchietto che abitava in una vecchia polveriera del Ri­ghi; un giorno gli disse: "nonnetto perché non vieni ad abitare vicino a noi?" e la famosa dacia ospitò anche il nonnetto.
È impossibile parlare di tutti gli episodi di amore e di carità.

Una brevissima sequenza:
Vi era la carestia in India? Bene, disse: organizziamo la raccolta in tutta la città. Fece un appello enorme che appese nella sua baracca chiesa su cui scrisse: "Aiutia­mo l'India non facciamo gli indiani". Un passante fotografò la scritta e fece il giro di tutti i giornali d'Italia.
Per l'alluvione in Toscana e nel Veneto raccolse 5 autotreni di indumenti: l'auto colonna parti da via Vesuvio.
Il lago del Lagaccio si doveva prosciugare! Non mollò finché non vide iniziare i lavori.
Un aspetto poetico: i palloncini. Quanti lanci in occasione della prima Comunio­ne dei bambini, quanti messaggi di fraternità. Una delle lettere raggiunse l'Ungheria e la Tv magiara fece un servizio, sembra il primo, sulla Comunione.
Don Acciai nell'America Latina è conosciutissimo: sono 160 i Missionari passati da via Vesuvio. Non vi è Sacerdote, laico, Suora che non ha conosciuto don Acciai. Via Vesuvio era il centro di partenza per quel continente. A volte passavano anche gli espulsi, i non desiderati.
Non è possibile dire tutto di quest'uomo. Visse per la verità e per la carità e tutti lo sentiamo come fratello.
Tre mesi fa pianse la morte di Mauro Raddavero, uno dei nostri giovani migliori: aveva 23 anni; un mese fa ne moriva un altro: in quest'ultima occasione disse: "il Signore quest'anno ci porta via i fiori più belli". La caratteristica più importante per quest'uomo fu quella di dividere il suo Sacerdozio con tutti noi.
Era un uomo gioioso: le parole dialogo, comunità, unità, testimonianza, ecume­nismo, revisione di vita, chiesa missionaria erano le più pronunciate.
Diventava malinconico quando vedeva partire i Missionari. "Un giorno forse par­tirò anch'io" diceva, "o comunque, appena avrò un po' di tempo (proferiva queste parole ridendo), voglio andare a visitare le "fabbriche" dei Missionari di tutta Ita­lia". Stava ultimando un giardino presso la scalinata della Chiesa ed era in cerca di un macigno per scriverci: Questo giardino è dedicato a Mauro Raddavero e a quanti seminano nel cuore degli uomini la pianta dell'amore fraterno. Su questa pietra inci­deremo anche i nomi di don Antonio e di don Orazio.
Conobbe tutti e stimò tutti.
In questi giorni diceva: "stiamo salendo verso la Pasqua".
Il suo cristianesimo non fu un'idea per la ragione ma un ideale per la vita.
Il 5 marzo, diceva, partirà per il Messico don Mazzini dall'aeroporto di Milano,
con il solo breviario: il 5 aprile partì per il cielo don Antonio insieme alla sua mamma e don Orazio.
Lo Spirito di questi fratelli resti noi noi! Alleluia!!
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