Testimonianze: Un prete del dialogo
Testimoni
UN
PRETE DEL DIALOGO
"È un prete che a differenza degli altri è rimasto povero. La sua tragica morte ci riempie di
tristezza perché abbiamo perso un amico sincero, un uomo profondamente buono che sentiva i problemi del quartiere e
della collettività, in mezzo alla quale viveva, e sapeva lottare insieme con gli altri per affrontarli e
risolverli". È il commento che ha fatto padre Agostino Zerbinati — l'ex
parroco della comunità di Oregina perseguitato dalla Curia genovese — non
appena conosciuta la notizia della tragedia di via Vesuvio.
Don Acciai era stato l'unico prete,
insieme a Don Gallo, ad accogliere l'appello della "comunità di
Oregina" per una "testimonianza evangelica e politica" dei cattolici
a fianco dei lavoratori e della popolazione.
Diverso, per formazione intellettuale e
preparazione, dagli animatori della comunità non aveva tratto logiche
conseguenze da questo impegno, ma nella semplicità del suo carattere aveva
cercato di impegnarsi sui problemi reali del quartiere.
"La sua era una figura democratica — ci
ha dichiarato il compagno Luigi Coppa, vice presidente del Consiglio di
quartiere di San Teodoro — pronto a dare una mano quando la popolazione si
batteva. Lo ricordo ad esempio ad una recente manifestazione antifascista
quando venne a parlare insieme al segretario dei giovani comunisti ed in quella
occasione seppe cogliere il valore popolare e permanente della Resistenza. Era
un uomo aperto al dialogo e impegnato sui problemi del quartiere: le tragiche
circostanze della sua scomparsa hanno profondamente addolorato tutti gli abitanti
della zona".
Le due testimonianze che abbiamo citato ci
sono sembrate le più significative fra quelle che abbiamo raccolto e che
concordano nel sottolineare la singolarità — diremmo quasi l'unicità — della
figura di don Acciai nell'ambito della Chiesa genovese. La chiusura totale di
Siri nei confronti della politica "giovannea" e delle indicazioni
del recente Concilio e la scelta di classe fatta dalla Curia genovese, sempre a
fianco dei petrolieri e degli speculatori sulle aree, ha riempito la città di
chiese di marmo vuote di fedeli. Le voci di dissenso
sono sempre state soffocate con una politica che univa il ricatto al
terrorismo ideologico senza trascurare i metodi più bassi quale la
deportazione dei preti scomodi o la privazione dei mezzi di sussistenza a
quelli che non chinavano la testa.
Il parroco di via Vesuvio
non era certo un contestatore della Curia, anche per il tipo di preparazione
ideologica di cui disponeva, aveva però avvertito — diremmo d'istinto — la
necessità per un prete che creda al Vangelo di affrontare in modo dialettico
la realtà tremenda di un quartiere fatto a misura non dell'uomo ma della speculazione
edilizia e di battersi per modificarla. Magari a testa bassa, senza badare alle
contraddizioni, pur di fare qualcosa.
"L'Unità" del 6-4-74