Il lutto: In preghiera davanti alla chiesa
Il lutto
MIGLIAIA DI
CITTADINI COMMOSSI IN PREGHIERA
DAVANTI ALLA
CHIESA
In ogni momento del giorno centinaia di persone affollano la chiesa del tragico rogo. In via Vesuvio non si sono ancora dissolti dubbi atroci: il loro
parroco poteva essere salvato?
L'incendio è stato casuale o qualcuno l'ha provocato? Domani la salma di don Acciai sarà esposta nella chiesa
della Provvidenza.
L'autorità giudiziaria ha aperto un'inchiesta
sull'incendio della chiesa di Nostra Signora della Provvidenza. La tragedia di
via Vesuvio continua: due dubbi atroci serpeggiano ancora nell'animo degli
scampati al rogo e degli abitanti della zona che hanno seguito momento per
momento il dramma in cui ha perso la vita don Acciai, la madre del parroco e
don Chiapparo. L'incendio è stato casuale o qualcuno l'ha provocato? Si è fatto
tutto il possibile per salvare le tre vittime? Proprio per rispondere a questi
interrogativi, il sostituto procuratore dottor De Mattei ha dato l'avvio a
un'inchiesta giudiziaria.
Si tratta di una prassi che segue
sempre episodi della gravità di quello in cui ha perso la vita don Acciai; in
ogni caso però, ci sono alcuni punti oscuri, nell'evolversi della tragedia, che
vanno chiariti. È quanto affermava ieri la gente che per tutta la giornata ha
affollato il salone che don Acciai aveva adibito a chiesa e le scalinate che
portano alla palazzina in cui il parroco viveva coi genitori, la sorella e don
Orazio Chiapparo. Il mesto pellegrinaggio non s'è mai arrestato da quando la
tragica notizia s'è diffusa nel
quartiere. Venerdì, fino a tarda notte, centinaia di persone hanno stazionato
di fronte alla mure annerite della chiesa di don Acciai. Alle 21 è stata
celebrata una messa.
Nel grande padiglione in cui era ancora forte l'odore di fumo, tra le grige
mura di cemento c'erano centinaia di persone. Anche le sedie erano state tolte
per far posto alla gente. La folla straboccava lungo la scalinata che scende
in via Vesuvio ed arrivava fino alla piazza sottostante la chiesa. In tutto
quasi duemila persone. Il silenzio era assoluto. Dalla strada si sentivano
distintamente le parole del sacerdote che ha celebrato la messa, don
Caviglione. Erano stati i parrocchiani di don Acciai a volere questa cerimonia.
"Don Acciai, la sua
cara mamma e don Orazio non sono più fra noi. Riuniamoci a pregare per
loro", questa frase, pronunciata da alcuni giovani attraverso un altoparlante
fissato su una vettura, ha fatto il giro del quartiere. Ieri mattina il
pellegrinaggio è ripreso: operai in tuta, uomini di ogni età, donne con le
lacrime agli occhi sono tornati alla chiesa della Provvidenza con la speranza
di poter rivedere don Acciai. Fino a domani pomeriggio, però, le salme del
parroco e delle altre vittime rimarranno all'obitorio.
Poi verranno trasportate
nella chiesa di via Vesuvio, dove rimarranno fino a tarda sera. Martedì, alle
10, verrà celebrato dal cardinale Siri, il rito funebre. È stato deciso di
rimandare i funerali a questo giorno per permettere al padre di don Orazio
Chiapparo di poter rivedere il figlio prima della sepoltura. L'uomo, infatti,
è imbarcato sull' "Augustus" e spera di poter arrivare domani a
Genova. Anche Giuseppe Acciai, il padre del parroco, è tornato ieri mattina
alla chiesa di via Vesuvio. Giuseppe Acciai ha voluto abbracciare e baciare
tutti. Con gli occhi lucidi ha ripetuto alcune volte: "Coraggio. Ci vuole tanto
coraggio. Facciamoci coraggio tutti insieme". Poi è salito nelle
stanze della palazzina in cui sono morti il figlio, la moglie, e don Orazio.
Nello stesso tempo un gruppo di giovani, amici di Don Acciai ("Abbiamo
partecipato con lui a tante battaglie per questo quartiere") ha
trovato tra le carte bruciate dell'archivio del parroco i suoi ultimi appunti.
Ad alcuni si sono arrossati gli occhi quando hanno letto queste parole scritte
a mano, con una calligrafia molto grande del prete di via Vesuvio: "Diventa
automaticamente vecchio uno che non vede avanti a sé se non la morte".
Il sacerdote amava i
giovani. Ha lasciato scritto le sue preoccupazioni per il loro avvenire: "Per
molti giovani c'è una saracinesca gettata giù a distanza di pochi metri. E al
di là? Buio". Una parola d'amore per i ragazzi
"difficili" che lui aveva saputo capire e ai quali aveva dedicato
gran parte del suo tempo.
Lo scritto finisce cosi: il resto del foglio è bruciato. Ieri mattina, tra
la folla, c'era anche un funzionario della polizia, il dottor Cocola. Perché la
questura s'interessa all'incendio di via Vesuvio?
Un'ipotesi
deve ancora essere smentita: l'incendio potrebbe essere stato provocato da
qualcuno. Da quegli stessi ladri, per esempio, che poco prima della morte del
parroco di via Vesuvio hanno rubato alcuni oggetti sacri nella chiesa di
Oregina (vicina a quella di don Acciai) e hanno bruciato (probabilmente per
farsi luce) alcuni fogli di carta e giornali. Se la stessa cosa fosse avvenuta
nella sacrestia della chiesa di don Acciai dove erano ammassati quintali di
carta e vecchi mobili? Si parla anche di una finestra della sacrestia che qualcuno
afferma di aver visto infranta prima dell'intervento dei pompieri. Il fatto non
ha trovato per ora conferma. Rimane, comunque, la circostanza che la polizia
sta indagando. Il comandate dei vigili del fuoco (anch'egli ieri mattina s'è
recato alla chiesa di via Vesuvio su incarico del magistrato che conduce l'inchiesta) ha fatto tre ipotesi
sulle cause dell'incendio: corto circuito nel pannello dei
comandi delle luci della chiesa; un mozzicone di sigaretta spento male e finito
in sacrestia; surriscaldamento di un tubo delle caldaie che potrebbe aver
appiccato il fuoco a una trave di legno su cui appoggia.
Francesco Cevasco "Il
Secolo XIX"
7 Aprile 1974