Testimonianze: Ho fiducia - Don Acciai - un prete, una comunità, un quartiere

www.personalismo.it
Don A. Acciai - un prete, una comunità, un quartiere
Vai ai contenuti

Testimonianze: Ho fiducia

Testimoni
HO FIDUCIA

Solo alla luce di un reale ricupero del senso di autenticità di chiesa sí può capire don Acciai e la comunità di via Vesuvio: l'elenco delle cose fatte e delle attività intra­prese non interessano se non servono a far luce e a far vivere oggi le dimensioni delle beatitudini del Vangelo. Cercare di capire forse significa procedere seguendo il criterio della strada che porta piuttosto gli altri al Vangelo e non il Vangelo agli altri. Mettersi nella condizione di ascolto, al passo con la gente, fare sempre e co­munque un tratto di strada insieme e qualcosa di più, credendo nella presenza reale di Cristo e del Suo Spirito in tutti i fratelli, compresi i non credenti, è la tacita condi­zione per sentirsi chiesa in via Vesuvio. Non si doveva fuggire le occasioni. Nel non fuggire le occasioni si trova il recupero del senso evangelico di chiesa, il senso di provvisorietà, il senso della Parola di Dio come solo ed unico autentico messaggio.
Il coinvolgere tutti attraverso un problema: una notizia, era il solo modo di vivere il messaggio. Lo sforzo era nella direzione della carità e della giustizia.
Anche quando si costruiva la struttura (vedi ad esempio i Volontari del soccorso) si era nello spirito di supplenza (noi creiamo un servizio, coinvolgendo tutti, se poi vi saranno altri migliori di noi, ben vengano); la fatica era nel vivere e nel verificare gomito a gomito col fratello la testimonianza di fede. Ciò che importava era che tutti fossero invitati a camminare.
La credibilità del messaggio era contenuta in questo rapportarci agli altri conti­nuo; convinti che il fare chiesa non era legato ai quattro muri della parrocchia. Fare chiesa in via Vesuvio significava far fare Pasqua alle persone e alle cose: consumare l'Angello insieme, spezzare insieme il pane, scoprire i carismi dei fratelli. Don Acciai era presente in strada tra la gente. La comunità era tutta la gente di buona volontà. La parrocchia era la casa di tutti. Dietro lo stile dell'uomo vi erano i sacrifici, le dolorose scelte quotidiane che imponevano di non tacere, la preghiera. Quel tipo di chiesa non aveva nulla di pretesco e di clericale e la gente aveva capito.
P.S. Se vogliamo riscoprire don Acciai e don Orazio, non andiamo a cercarli tra i cadaveri: potremmo rimanerci male: la tomba è vuota. "Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?" (Lc 24,5).
Gianluigi Villa
"Vivere e Comunicare" - aprile 1978
Torna ai contenuti