Testimonianze: Una lucidità profetica - Don Acciai - un prete, una comunità, un quartiere

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Testimonianze: Una lucidità profetica

Testimoni
UNA LUCIDITÀ PROFETICA
Il mio ricordo non ha il sapore di una commemorazione ma di una testimonianza, perché ai cristiani, così come diceva Don Antonio, non si addice il rimpianto, ma la speranza.
Lo abbiamo ancora tutti davanti agli occhi, questo parroco grande e grosso, forte di una fede verginale e robusta, fede dei "piccoli e dei semplici" che in quelli che erano gli anni del rinnovamento giovanneo, fu veramente "sapienza di cuore".
Percorremmo insieme tutti, piccoli e grandi, anche noi trentenni di oggi che allora eravamo bambini, il cammino esaltante della nuova giovinezza che visse la chiesa negli anni del Concilio.
Lui, con semplicità e con cautela, ma con una lucidità profetica, aprì i nostri occhi e le nostre menti a cercare di intravedere il progetto del Padre nelle nostre storie personali e nella nostra storia comune di popolo di Dio.
E rese concrete, incarnandole nel quotidiano, con un linguaggio accessibile e ap­passionato, le grandi realtà della nostra esistenza: il modo "diverso" con cui Dio aveva "pensato" ogni "persona", l'amore che doveva essere alla radice di ogni rap­porto tra gli uomini, la vita come dono di sé, fino al sacrificio inteso non come pesante condanna alla nostra condizione finita, ma come capacità di morire a se stessi per produrre frutti di giustizia e di speranza.
Il mio ricordo di Don Antonio, dieci anni dopo quella notte di orrore, non è dun­que soltanto il ricordo di un uomo giusto, o di un prete che visse il suo sacerdozio con dedizione e generosità evangeliche, ma è soprattutto il ricordo del nostro "cre­scere" e del nostro "maturare" come persone e come cristiani, come singolo e come popolo, attorno ai comuni progetti, di piccole e grandi dimensioni.
Anzi, Don Antonio, non è neppure più Lui, la Sua persona, la Sua figura, ma si identifica con quello che Lui rappresentava: la sua fede di uomo di preghiera ap­passionato per la storia, la sua speranza nel futuro, il suo amare secondo il vangelo, senza pregiudizi e emarginazioni.
E forse è ciò che egli avrebbe desiderato per sè, come ricordo e testimonianza: essere, in noi e per noi, seme che si disfa con coraggio, nel silenzio, per generare vita.
Raffaella Accordo
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