Testimonianze: Dalla Parola di dio traeva il suo impegno - Don Acciai - un prete, una comunità, un quartiere

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Don A. Acciai - un prete, una comunità, un quartiere
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Testimonianze: Dalla Parola di dio traeva il suo impegno

Testimoni
DALLA PAROLA DI DIO TRAEVA IL SUO IMPEGNO
Conobbi don Acciai nel '48, anno importante per entrambi, lui, sacerdote novel­lo, appena nominato curato della parrocchia di San Tommaso Apostolo, io sedicen­ne avevo da poco iniziato la lettura della Bibbia. Lunghe furno le "chiaccherate" fra noi due negli anni che seguirono; più di una volta un mio familiare non vedendo­mi tornare a casa mi veniva a cercare e mi trovava a parlare con lui. Dalle nostre "chiaccherate" dei periodi di S. Tommaso e di N.S. della Provvidenza emergono alcuni significativi ricordi che delineano la sua personalità.
Già negli anni '50, cioè prima del pontificato giovanneo e del Concilio. Vaticano II, in un clima di indifferenza, don Acciai era convinto che lo studio assiduo della Bibbia fosse fondamentale per l'edificazione del credente pensando che la Scrittura dovesse essere la base della dottrina della Chiesa. Era un appassionato lettore dei Salmi: mi diceva che, da giovane in seminario, con un compagno aveva spontanea­mente fatto uno studio approfondito sul Salterio. Chi in quegli anni fu parrocchiano di S. Tommaso ricorderà certamente i commenti domenicali alle lettere di Paolo (lo scrittore sacro preferito): commenti che pur essendo semplici e modesti erano espressione di una fede viva e sincera. L'amore per la scrittura cercò sempre d'instillare nei parrocchiani di S. Tommaso. Infatti in collaborazione con l'amico Don Ettore Mazzini, organizzò studi biblici e conferenze sui personaggi biblici chiamando com­petenti a svolgerle (Padre Nazzareno Fabbretti, Nando Fabro, Milanti professore di latino e greco).
Dall'assidua lettura della Bibbia derivò il modo di concepire il suo ministero. È stato detto "condivise il suo sacerdozio con gli altri fratelli della Comunità". Sì è vero: don Acciai esercitò il suo ministero nel rispetto dei doni che lo Spirito Santo elargiva ai singoli membri della comunità; e nei limiti imposti dalle leggi ecclesiasti­che cercò sempre che i credenti esercitassero i servizi corrispondenti ai doni ricevuti. Quando negli anni '501' "Adesso", quindicinale di Don Mazzolari, di cui don Ac­ciai fu abbonato fedele e assiduo lettore, si fece portavoce in Italia di proposte fran­cesi e tedesche per ripristinare nelle parrocchie i diaconi anche sposati, don Antonio approvò e ne fu sostenitore entusiasta indicando persone che avrebbero potuto esse­re diaconi nella chiesa sia parrocchiale che genovese che italiana.
Dalla parola di Dio traeva pure origine il suo impegno sociale nel quartiere; si in­serì nella dura realtà dei suoi parrocchiani, cercando di "farsi tutto a tutti per porta­re Cristo ad ognuno".
Sempre come conseguenza della "lettura della parola di Dio" era il rispetto che ebbe per le libere scelte dei fratelli di fede. Ciò fu evidente nel '71 al momento dell'u­scita dalla parrocchia di Oregina della "Comunità Cristiana". Anche se Don Acciai non approvò la scelta, cercò sempre di mantenere con noi, anche negli scontri più aspri, uno spirito di fraternità. Ad un certo punto offrì un appartamento della cano­nica ad Agostino Zerbinati, il salone parrocchiale per le nostre riunioni, la chiesa per le nostre assemblee di preghiera. L'atmosfera arroventata del momento ci impe­dì la collaborazione che forse avrebbe giovato al rinnovamento della Chiesa genove­se. Personalmente devo dire che la nostra fraterna amicizia non fu incrinata né dalla mia scelta per la Comunità di Oregina né da quella per la Chiesa Valdese. E come nel '56 non mi aveva rifiutato i Sacramenti, pur essendo io elettore della Sinistra e lettore dell'Unità, così nel '75 rispettò la scelta valdese mia e di mia moglie, che gli era tra l'altro collega a scuola, considerandoci sempre fratelli nell'unico Signore Gesù Cristo.
È stato detto che don Acciai "ha camminato sulle grondaie senza mai cadere", direi che don Acciai camminò sulle grondaie consapevole del rischio di cadere, con­fidando solo sullo Spirito Santo, che non è posseduto da alcuno, ma soffia su chi umilmente e con fede, come Don Acciai, lo invoca.
Dante Mazzarello
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