Il lutto: Un tragico incendio - Don Acciai - un prete, una comunità, un quartiere

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Don A. Acciai - un prete, una comunità, un quartiere
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Il lutto: Un tragico incendio

Il lutto
Tragico incendio a Genova
Muoiono a Genova asfissiati don Acciai,
la madre e il vice parroco
Tragedia in una chiesa di Genova. Il parroco, sua madre e il viceparroco sono ri­masti asfissiati dal fumo d'un incendio che s'è sviluppato nalla sottostante sacrestia. È accaduto la scorsa notte, nella chiesa "Nostra Signora della Provvidenza", in via Vesuvio, un quartiere popolare sulle alture della città. Le vittime sono don Antonio Acciai, 50 anni, un prete molto noto a Genova, sua madre Emma Bigiarini, di 74 anni, e il viceparroco, don Orazio Chiapparo, di 26 anni. Il padre e una sorella del parroco sono riusciti a salvarsi, grazie anche al pronto intervento degli abitanti della zona. La chiesa è una specie di padiglione in cemento armato di due piani. In quello inferiore ci sono i magazzini ancora da utilizzare, al secondo è sistemata la chiesa, la sacrestia e l'archivio. Sopra al padiglione, da un lato, è stata costruita una casa per abitazione di altri tre piani. All'ultimo alloggiavano il parroco con la famiglia e il vice parroco.
 
L'incendio, come s'è detto, s'è sviluppato nella sacrestia. Le fiamme e il fumo hanno trovato sfogo nella scala interna che unisce la chiesa e gli appartamenti.
 
Erano da poco passate le tre. Il primo ad accorgersi del pericolo é stato il padre del parroco, Giuseppe Acciai, di 77 anni. S'era svegliato per caso. Doveva recarsi in bagno. È rimasto come soffocato, il fumo gli stringeva la gola, gli impediva di respirare. A fatica ha raggiunto l'interruttore della luce. Lo ha schiacciato. La stan­za è rimasta al buio. Ha aperto la porta della sua camera, s'è affacciato nel corri­doio. Stordito, impaurito s'è messo a gridare: "Presto, presto, sta andando a fuoco. Svegliatevi, uscite dalle vostre camere". Ha chiamato per nome il figlio, la figlia, la moglie, il viceparroco. "Uscite, uscite!"
 
A stento sempre urlando per richiamare l'attenzione dei familiari ha raggiunto il poggiolo della cucina e al buio della notte, illuminata dalle luci della strada, s'è visto alle spalle la figlia Giovanna. Nei numerosi caseggiati vicini le prime luci si sono ac­cese. In breve quel formicaio che è via Vesuvio era desto. Le telefonate al "113" della polizia, al centralino della caserma dei carabinieri, ai vigili del fuoco, ai vigili urbani giungevano ininterrottamente. Il meccanismo dei soccorsi si era messo in mo­to. Intanto gli abitanti del quartiere correvano in strada per cercare di portare i pri­mi aiuti. Dalla strada, con sbigottimento hanno visto l'archivio della parrocchia di­vorato dalle fiamme che si alzavano spaventose verso i piani superiori: verso le aule che il parroco aveva adibito a doposcuola per i bambini e ancora più sú, verso l'abi­tazione di don Acciai e della sua famiglia e verso l'appartamentino che allo stesso piano occupa il viceparroco, don Orazio Chiapparo. Poi, all'improvviso tra un fu­mo denso e nero gli abitanti della zona hanno visto due ombre sul poggiolino della cucina di don Acciai. "Aiuto, aiuto — gridava Giuseppe Acciai con la figlia — chia­mate i pompieri. Mio figlio, mia moglie, il viceparroco sono chiusi dentro. Non pos­sono uscire. Salvateli" .
 
Alcuni sono corsi in casa e nei box per prendere delle funi e le hanno lanciate a Giuseppe Acciai e alla figlia. L'uomo allora ha fissato una corda alla ringhiera del poggiolo e si è calato ferendosi alle mani. Poi si è calata la figlia. C'era ancora un ostacolo. Bisognava scendere dal poggiolo del primo piano e dall'interno non si po­teva passare, perché le fiamme stavano distruggendo ogni cosa.
Alcuni cittadini si sono arrampicati lungo la grondaia e hanno aiutato il vecchio e la figlia a scendere. In lontananza si sentivano urlare le sirene delle ambulanze, dei mezzi dei vigili del fuoco, delle pantere della polizia e dei carabinieri.
Mentre i soccorritori cercavano di convincere il padre a lasciarsi portare all'ospe­dale, all'interno della casa si stava svolgendo la tragedia. Don Acciai, svegliato dagli urli del padre aveva cercato di raggiungere la finestra della sua stanza, per far entra­re aria per respirare. Ma stordito dal fumo è caduto all'indietro stramazzando sul pavimento. Nella stanza accanto la madre, dopo aver inutilmente cercato di aprire la finestra, era uscita nel corridoio per raggiungere la porta d'ingresso. Aveva però sbagliato porta ed era entrata nell'appartamento del viceparroco. Quest'ultimo ave­va tentato di mettersi in salvo ma stremato, soffocato dal fumo era caduto privo di sensi. La povera donna è morta quasi accanto al giovane don Chiapparo.
La tragedia era già alla sua conclusione quando i vigili del fuoco hanno raggiunto l'appartamento. In un estremo tentativo hanno adagiato i tre intossicati sulle barelle e sulle ambulanze, con la sirena innestata, li hanno portati all'ospedale. I vigili del fuoco hanno lavorato più di dodici ore per spegnere l'incendio.
"Secolo XIX" del 6 Aprile 1974
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