Testimonianze: Lasciano il segno del bene compiuto
Testimoni
LASCIANO
IL SEGNO DEL BENE COMPIUTO
Don Acciai e don Chiapparo sono morti insieme là dove
hanno dato il meglio della loro ansia pastorale
La tragica fine dei due sacerdoti della chiesa di
via Vesuvio, avvenuta nel cuore della notte scorsa, ha vivamente impressionato
nella giornata di ieri non soltanto la popolazione della zona, ma possiamo ben
dire l'intera città. Insieme a don Antonio
Acciai, il parroco e a don Orazio Chiapparo, il suo vicario cooperatore aveva trovato la morte anche la mamma dello
stesso parroco, da molti anni fedele e zelante collaboratrice del suo
ministero.
La notizia si diffuse
rapidamente per il quartiere e fu un accorrere di persone, ancora incredule e
commosse. Il nome di don Acciai era infatti molto popolare per tutti gli abitanti della
parrocchia di N.S. della Provvidenza, un
quartiere di recente costituzione. Quando il Cardinale Arcivescovo, poco
dopo le nove, dopo aver celebrato in
porto una Pasqua per i lavoratori, è giunto sul posto molte persone si sono strette attorno al pastore per esprimere il
loro profondo cordoglio.
I due sacerdoti che ci hanno lasciati costituiscono una grave perdita per tutta la Chiesa genovese, essendo a
tutti ben noto lo zelo col quale — in tempi diversi — hanno servito la loro popolazione, occupandosi della
necessità materiali e spirituali di ognuno, venendo incontro ai problemi anche
umani e sociali della zona.
Don Antonio Acciai era nato a Montesignano
nel 1924, ed era stato ordinato sacerdote nel 1948 dopo aver compiuto gli studi
nel Seminario arcivescovile. Svolse il suo primo ministero nella parrocchia di
San Tommaso in via Almeria, come vicario del prevosto don Marsano, che
praticamente lo aveva avviato al sacerdozio. Per 14 anni in quella parrocchia
don Antonio fu l'anima di ogni attività, specialmente giovanile, negli anni
problematici del dopoguerra. Molti giovani ricordano il suo entusiamo per ogni
forma di apostolato, per la sua più moderna iniziativa.
Con il sorgere impetuoso di nuove costruzioni nella
zona di via Napoli prima e poi di via Vesuvio e dintorni, si pose il problema
di affidare ad un giovane, dinamico sacerdote la cura pastorale per i
quartieri di nuova costruzione. In via
Vesuvio non esisteva ancora una chiesa. Nel '62 don Acciai si trovò ad
affrontare i problemi non lievi della costruzione materiale e morale della
nuova comunità. La riuscita fu pari al suo compito. Instillò nei giovani il suo
entusiasmo, così da arrivare in poco tempo ad erigere una chiesa provvisoria,
fatta di tubi e di tavole di recupero. Una piccola chiesa ch'era amata da tutti
perché realizzata dalla comune collaborazione. Lo stesso don Acciai si era
improvvisato muratore e carpentiere.
Ci fu quindi la costruzione del nuovo edificio,
rovinato in parte dall'incendio della notte scorsa. Per don Antonio non
mancarono i progetti: scuole di catechismo e doposcuola, patronato ACLI e
assistenza sociale, iniziative giovanili e missionarie.
Chiesa e canonica diventarono ben preso la casa
di tutti, la centrale delle più varie attività di carattere
religioso e sociale. Dal centro di Pubblica Assistenza al prosciugamento del
Lagaccio, dalla viabilità all'illuminazione, dal progetto di una scuola materna
al doposcuola per i bambini si può dire non ci sia stato problema che non sia
stato toccato dal dinamico operare di don Antonio. Gli volevano tutti bene
perché sapevano che nel suo grande cuore c'era posto per tutti. Qualche volta
la sua esuberanza lo portava persino al limite del discutibile, del meno
opportuno. Ma si capiva ch'era la sua grande passione per il bene, per le anime
che lo spingeva a rischiare.
Ora la vampata della notte scorsa l'ha tolto alla
sua gente e a tutta la Chiesa genovese. E con lui il giovane curato don
Orazio Chiapparo, un sacerdote nato nel 1948 e consacrato soltanto
tre anni fa, nel giugno del 71. Nel fiore degli anni, la morte non l'ha
risparmiato. Il suo ministero è stato breve, ma non meno fecondo. Lo ricordano
infatti nella parrocchia di San Marcellino di via Bologna per la sua sensibile
attenzione ai piccoli e ai giovani. Quando fu disposto il suo trasferimento,
lo scorso anno, alla chiesa di via Bologna si ebbe un rammarico generale, al
limite della sollevazione popolare.
Erano noti il suo cuore e la sua intelligenza. Si
dedicava allo studio della musica, di cui era una promessa; mentre non
tralasciava il forte impegno nelle cure pastorali. Con don Acciai era entrato
nell'animo della gente di via Vesuvio, di tutta la parrocchia della Provvidenza.
Per noi che piangiamo restano una testimonianza.
Non sono più tra noi, ma il bene compiuto è nel cuore di tutti. Entrando ieri
mattina, alle prime luci dell'alba nella camera di don Acciai abbiamo visto
posate sulla sedia coperte di densa fungine alcune palme. Erano pronte per la
benedizione di domani. Ma ci sono sembrate il segno del suo sacrificio. Quelle
palme don Antonio con la sua mamma e don Orazio le hanno portate verso il
cielo. Li accompagna la nostra gratitudine e la nostra preghiera.
"Il Nuovo Cittadino"
del 6-4-74