L’integrazione personale nell’esperienza dell’agire umano
Atto
L’insufficiente possesso e dominio di sé e incapacità a subordinarsi, rivela l’unità tra persona e atto ed i condizionamenti tra corpo e psiche. Il corpo è mezzo di espressione posseduto e utilizzato nell’agire, è reattivo ma indipendente e non determina l’agire della persona; la risposta cosciente della volontà mostra invece l’emotività e reattività della psiche, arricchita dalla sua stessa sensibilità, con reazioni al vero che condizionano l’esperienza dei valori.
Gli impulsi emotivi influiscono su spontaneità e determinazione mediante i sentimenti; nell’agire cosciente, l’emozione rende espressiva l’esperienza dei valori e integra l’abilità della scelta morale con attrazione e repulsione a un valore; così le virtù sospingono a porsi al servizio del bene, con una condotta che si distingua e manifesti la relazione tra anima e corpo.
L’agire esprime il valore personale che precede il valore etico dell’atto, mentre dall’inazione non può seguire la realizzazione; anche partecipando ad azioni con gli altri, si mantiene il valore personale dell’atto e si amplia l’immagine della persona.
La partecipazione è limitata dall’individualismo, che vede il proprio bene contrastato dal bene comune e la vita con gli altri come necessità che limita la libertà; la partecipazione è addirittura negata dal totalismo, che costringe ad agire con gli altri per perseguire un bene societario.
Entrambe le ideologie sbagliano nel rifiutare la natura umana come fonte di diritti e doveri, perché capace di libera partecipazione per il bene di tutti.
Anche la finzione conformista e la protesta sterile non realizzano l’esistere e l’agire con gli altri. La persona si fa soggetto di partecipazione mediante solidarietà, opposizione e dialogo, in una relazione con il prossimo affinché ognuno contribuisca al bene dell’umanità.
Il comandamento dell’amore non aliena, ma meraviglia con il principio dell’esistere e dell’agire insieme con gli altri.