Amore e responsabilità
Amore
L’uomo non è solo individuo: la sua vita interiore esprime spiritualità e giunge all’ascolto di Dio.
Già Kant per pura ragione considerava la persona umana come fine e non un mezzo, ma Wojtyła giunge ad escludere ogni eccezione.
Nel De Trinitate di Sant’Agostino i rapporti tra le persone umane possono essere un riflesso dei rapporti trinitari tra le Persone divine, per cui la solitudine fa gridare contro se stessi; nichilismo e individualismo sono opposti agli atti di partecipazione e solidarietà con cui si realizza la propria persona che, nella perfezione del vivere con gli altri e per gli altri, esprime il trascendimento di sé verso l’altro e il diventare più grande di se stesso.
Il concetto di persona deve proporre un fine verso il bene, con scelta e utilizzo dei mezzi al di sopra dell’istintività, rendendo la morale un fatto riconoscibile.
L’amore è la realizzazione più completa delle possibilità dell’uomo. È l’attualizzazione massima della potenzialità intrinseca della persona. Questa trova nell’amore la più grande pienezza del proprio essere.
Il desiderio di bene per gli altri implica il dono dell’amore con uno slancio creatore che rende felici le persone amate e si sublima desiderando per esse il bene infinito in Dio, pienezza oggettiva del bene che può colmare l’uomo.
Per Platone l’eros non raggiunge mai stabilità e fissità, ma procede e cresce continuamente; anche per Wojtyła l’amore non è acquisito una volta per tutte, ma si afferma e cresce con l’impegno “donativo” e l’aiuto della Grazia.
La persona si afferma in dignità con un atto d’amore moralmente dovuto e ha la responsabilità di testimoniare tale dignità sia nell’altro che in sé nella comunione del dono reciproco; è una legge di estasi che fa uscire da se stessi per trovare negli altri un accrescimento di essere, fino a mostrare l’aspetto divino dell’amore nell’abbandono alla volontà della persona amata.