La vocazione pastorale
La spiritualità
Nelle poesie della notte racchiude la dura
esperienza, mentre la vocazione pastorale di frate Giovanni della Croce è espressa
dalla condivisione di estesi commenti «perché si capisca e si veda unita tutta
la sostanza di ciò che si deve scrivere».
L’affermare «ciò che si deve scrivere» ben esprime il suo sentire
l’ispirazione come dono per gli altri e ogni cura è dovuta affinché nulla vada
perduto.
Nei suoi simboli principali, la notte oscura e il matrimonio
spirituale, appaiono Dio, Cristo, lo Sposo e la persona umana come protagonisti
dell'unione, verso la quale invita le “anime” a incamminarsi verso la più alta unione con Dio.
L’itinerario è gradualmente e delicatamente
indicato e spiegato all'anima che sale e si libera gradualmente di tutte le
schiavitù e appetiti disordinati che la possono far deviare dal cammino, che nasce dal battesimo, prima unione
sacramentale dell'anima con Dio. L'unione dell'anima con Dio è sempre grazia
del Signore e tutto il cammino dell'anima è una morte dell'uomo vecchio e la
nascita dell'uomo in continuo rinnovo del Battesimo.
L'anima è invitata a non tentare esperimenti sulla
volontà di Dio, dal quale si ricevono esperienze umilmente e gratuitamente:
come descritto nel Cantico, Dio manifesta la sua grande pedagogia con ordine,
soavità e adattandosi ad ogni persona. Non la persona, ma la Santissima Trinità
configura l'anima per l'unione, in modo che l'uomo possa partecipare della sua divinità.