Il valore della creatura
Un progetto e un fine
“Qui propter nos hómines”: capo d’accusa di superbia o valore dell’uomo?
L’idea di Dio, essere superiore, che soffre e si
sacrifica per l’uomo, essere inferiore, suscita nei gentili di ogni tempo la
critica di una irragionevole superbia che ha per apice il qualificarsi “figli
di Dio”.
Le critiche pongono la
prospettiva antropocentrica esperienziale in contrasto con l’assoluta
trascendenza, come intese da neoplatonici e gnostici nell'era classica, o da
esistenzialisti, idealisti, materialisti, nichilisti o pragmatisti nell'era
moderna.
Il capo d’accusa di
superbia nei cristiani si focalizza sulla definizione di “figli di Dio” o sulla
passione di Gesù “a causa dei nostri peccati”; per esempio Voltaire, distorcendo
il simbolo cristiano, denuncia una pretesa che tutto sia “fatto soltanto a pro
dell’uomo”.[cf. Micromega]
Sono due le improprietà
che ingannano, una semantica ed una logica.
Il significato di “per”
può reggere, tra le varie possibilità, un complemento di causa o di termine.
Nella accezione causale si cadrebbe in contraddizione ponendo l’uomo come ‘causa’
delle più grandi azioni di Dio, che è ‘Causa Incausata’.
Basta risalire
all'originale termine latino “propter” per identificare che l’unica accezione intesa
è di termine, e precisamente in rapporto con un bene sul quale si vanta un
diritto, e per il quale si agisce.
Quindi il Simbolo
ribadisce che siamo creature di Dio, un bene da Lui creato, e che “per” salvare
il suo bene agisce nel mondo e nella storia.
L’essere “cosa molto buona” creata da Dio e da Dio posseduta, preclude la superbia invitando anzi
all'umiltà; piuttosto è motivo di gioia, nell'essere ritenuti un gradito dono,
e motivo di riconoscenza, nell'essere ritenuti un prezioso bene da
salvaguardare.
La seconda improprietà è logica, simile a quanto
insito nell'inganno del serpente, al quale Eva seppe in un primo tempo rispondere;
sono introdotte due piccole distorsioni alla verità, la prima è apparentemente
innocua ma fuorviante, ma la seconda insinua e scava il dubbio:
·
Dio agisce soltanto per noi? L’essere Dio è una
relazione in cui la creatura è necessaria?
·
L’uomo desidera sopravvivere? È questo istinto a
far immaginare un creatore buono?