Scritti: Una perdita che ci tocca tutti - Don Orazio Chiapparo con Don Antonio Acciai: due preti, una comunità, un quartiere

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Don Orazio Chiapparo e Don Antonio Acciai
due preti, una comunità, un quartiere
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Scritti: Una perdita che ci tocca tutti

Scritti
 
Dal bollettino "Terzo Canale" stampato nella Parrocchia di San Marcellino. Scritto in occasione della morte del padre di uno dei suoi ragazzi
 
Una perdita che ci tocca tutti
 
Un dolore grande ha toccato Gaetano, Giancarlo, il piccolo Massimo e la loro mam­ma, e quando una sofferenza tocca uno dei nostri ragazzi, una delle nostre famiglie, il dolore giunge sino a ciascuno di noi. Perché formiamo tutti un'unica grande co­munità cristiana, che ha ricevuto lo stesso battesimo. Ci nutriamo dello stesso pane eucaristico; camminiamo uniti verso l'unico Padre celeste. Così pure le gioie e i do­lori degli altri divengono le nostre gioie e i nostri dolori.
 
Il l° novembre ho visto tanti ragazzi e adulti stretti attorno alla famiglia Brucculeri e solidarizzare con il loro smisurato dolore. Quel dolore noi non lo sappiamo im­maginare perché forse tutti noi abbiamo ancora in vita il nostro padre, pur tuttavia abbiamo sentito che quella sofferenza era anche la nostra, che quella perdita toccava pure noi tutti. Ora c'è un rischio: che quel 1° novembre divenga per molti di noi un giorno passato e lontano e che quel dolore per noi si assopisca e scompaia, dopo questi momenti di cristiana solidarietà. Stiamo attenti a non cadere nell'indifferenza e nell'apatia. Quel dolore continua, la vita per questi nostri amici è più dura e più difficile di prima.
 
Una famiglia senza padre non è tale solo nel momento in cui il papà viene chiama­to da Dio nel Suo Regno, ma lo è sempre, da quel momento in avanti. Il dolore — anche se in forme meno appariscenti — continua, e noi dobbiamo continuare a star loro vicini col nostro affetto e con la nostra comprensione.
 
Non stanchiamoci di usare con loro la massima cortesia, delicatezza, rispetto.
 
E ci sono anche altri ragazzi in mezzo a noi che soffrono per piccole e grandi sof­ferenze che hanno toccato la loro famiglia: vivono e giocano al nostro fianco e dob­biamo stare molto attenti a non mortificarli in qualche modo e a non acuire con il nostro comportamento poco rispettoso le loro sofferenze familiari. Se imparassimo ad usare la massima carità cristiana verso chiunque ci sta a fianco, sia egli simpatico o antipatico, bello o brutto, sapiente o ignorante, allora non ci sarebbe più il pericolo di addolorare qualcuno con le nostre parole o con i nostri atteggiamenti.
 
don Orazio
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