Scritti: La povertà nella Bibbia - Don Orazio Chiapparo con Don Antonio Acciai: due preti, una comunità, un quartiere

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Don Orazio Chiapparo e Don Antonio Acciai
due preti, una comunità, un quartiere
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Scritti: La povertà nella Bibbia

Scritti
Riportiamo uno stralcio da una approfondita ricerca fatta da don Orazio sul tema della povertà nella Bibbia.

Ci si è soffermati sul grande capitolo della giustizia sociale nella Bibbia (condan­na del furto, dell'usura, dell'oppressione operaia, dell'avarizia ...). Le vittime di questo stato di cose sono i poveri. Esaminando da vicino la loro condizione, con­trastante con quella del ricco, essi sono apparsi nella loro squallida, quasi sempre ingiusta, sofferenza: Dio stesso ne prende le difese, minacciando gli oppressori, det­tando leggi per salvaguardare i poveri, incitando tutti al dovere della misericordia. Dio ascolta le loro suppliche, anzi si identifica con loro. Un altro grande capitolo è stato quello della concezione della ricchezza, che subisce una evoluzione di pro­gressivo approfondimento e superamente nel nuovo testamento: ne deriva l'invito di Cristo alla povertà evangelica. I beni non sono trattati con schemi prefabbricati, nel loro aspetto teorico, ma in concreto, nei rapporti reali con i poveri: così li pre­senta la Bibbia.
Si può dire che la Bibbia propugni la proprietà privata? In realtà non se ne occupa direttamente. Non se ne occupa perché non è il suo scopo quello di fare della dottri­na sociale. Unica fondamentale preoccupazione della Parola di Dio è la gloria di Dio e il Suo regno, instaurato attraverso la salvezza degli uomini. Potremmo tuttavia ri­cavarne alcuni principi, deducendoli da determinati atteggiamenti concreti proposti dalla Sacra scrittura. Anzitutto è da tener presente che nel Vecchio Testamento, la terra d'Israele è di Dio e soltanto Sua. Da notare che una proprietà assoluta, in sen­so filosofico, non si è mai data, né mai si darà. La stessa vita dell'uomo non è del­l'uomo in senso assoluto, ma gli è donata da Dio, e non può disporre contro il suo volere.
La proprietà dunque, anche nel Nuovo Testamento, non sarà mai "assoluta", per­ché essa è di Dio, è uscita dalle sue mani: l'uomo ne usufruisce nella misura in cui serve a lui e ai fratelli.
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