Testimonianze: don Orazio nel ricordo di alcuni ragazzi - Don Orazio Chiapparo con Don Antonio Acciai: due preti, una comunità, un quartiere

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Don Orazio Chiapparo e Don Antonio Acciai
due preti, una comunità, un quartiere
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Testimonianze: don Orazio nel ricordo di alcuni ragazzi

Testimoni
 
DON ORAZIO NEL RICORDO DI ALCUNI RAGAZZI
Sono un ragazzo del "Ghetto" molto affezionato al "Don" il soprannome con cui lo chiamavamo. Un giorno d'estate si sparse la voce nel rione che era arrivato un giovane curato. Credevamo che fosse come tutti i preti, barboso, ma non era ve­ro, dopo poco tempo noi ragazzi c'eravamo affezionati. Quando l'ho conosciuto fa­cevo la quinta elementare e quando "don" arrivava alla scuola "Garibaldi" la scuo­la era in tumulto, lo chiamavano da tutte le parti e gli andavano incontro come una marea e lui ci salutava scherzosamente. Quando ci confessava per noi non era la soli­ta predica ma un colloquio. Per non annoiarci mise su una "baracca" e in una di queste stanze si stampava il giornale fondato da lui: "Terzo Canale"; era un simpa­tico settimanale, fatto da noi ragazzi, il quale parlava di fatti molto interessanti del nostro rione. Purtroppo un brutto giorno in una delle tante lettere che ci mandava, si parlava del suo trasferimento in un'altra Parrocchia. Entro trenta giorni noi ra­gazzi raccogliemmo cinquemila firme per far rimanere "don". Purtroppo non vi fu nulla da fare. 11 15 agosto 1973 fu trasferita in via Vesuvio dove noi ragazzi andavamo a trovarlo. Purtroppo il nostro bravo "don" morì nell'incendio della chiesa N.S. della Provvidenza e fu una morte che egli non meritava specialmente a quella età. Il giorno del funerale io non andai a scuola per recarmi insieme ai miei genitori alla cerimonia funebre. Tutti i ragazzi del "Ghetto" piangevano il nostro curato che nei tre anni che era stato con noi si era conquistato la simpatia e l'amore di tutti noi ragazzi.
      Un ragazzo del "Ghetto" Michele Incarnato

Nella mia vita rimarrà per sempre il nome di questo personaggio esemplare che ha vissuto dedicando la propria esistenza alla carità e alla vocazione. Il mio cuore fu amareggiato già un anno fa quando appresi la notizia del trasferimento di Orazio. Facemmo di tutto, andammo a raccogliere firme in tutti i caseggiati e parlammo an­che in curia per evitare il trasferimento, ma tutto invano. Forse "don" avvertì anche in senso fisico e doloroso il messaggio dei suoi "confratelli", ma fu fedele alla sua fresca professione di obbedienza. Così perdemmo un "tesoro" di amico. Egli sacri­ficò per noi anche molte ore di studio che per lui erano molto importanti perché do­veva diplomarsi al Conservatorio molto presto. Era uno degli allievi migliori, aveva la stoffa per diventare un grande musicista. Era di animo buono, sempre pronto a consolare con il suo sorriso. "Beati i puri di cuore perché vedranno Dio": è la frase che noi tutti ricordiamo sovente parlando del nostro fratello Orazio.
Stefano Biggio

Ricordo come fosse ora il primo giorno che vedemmo "don". Noi ragazzi dappri­ma lo consideravamo un prete come tutti gli altri, ma poi si dimostrò diverso. In poco tempo aveva conquistato tutte le persone del quartiere. Con lui iniziammo a fare delle collette e a raccogliere abiti e offetti per la gente più povera. Tutti lo capi­vamo e ci chiedevamo perché una persona così era capitata proprio a noi. Racco­gliemmo abiti ed altre cose necessarie per aiutare la gente innocente coinvolta nell'i­nutile guerra del Vietnam. Fu lui che organizzò anche un coro che rianimava la chie­sa. Ascoltavamo, spesso incantati, con quale bravura egli suonasse il pianoforte. Quando gli dissero che doveva trasferirsi a fare da spalla al parroco don Acciai, gli dispiacque perché lì dove si trovava aveva trovato il terreno duro che gli piaceva. La notizia del trasferimento fece scalpore.
Sui muri delle case comparvero scritte: Orazio non te ne andare, resta con noi, non lasciarci.
Marco Rossi

Don Orazio era per me come un amico, anzi, a dire la verità sembrava un fratello e lui sacrificava molto di sé per noi. Ci aiutava nei compiti di latino e italiano; a volte ci intratteneva con qualche ora di musica. Spesso saltava i pasti per studiare. Egli si era congedato con noi con uno dei tanti biglietti che mandava per le case e diceva pressapoco così: "Ragazzi sono stato con voi molto tempo ed ora è arrivato il momento di lasciarci. Non prendetevela, mi sostituirà un sacerdote più bravo di me". Faceva molto per tutti, sia conoscenti che estranei, e si dedicava tutto con mol­to impegno e senza mai riposarsi ed è per questo motivo forse che Dio lo ha voluto
con sé, per rendergli meno faticosa la vita.
Luigi Bonanno

Organizzava molte cose per noi ma soprattutto voleva che noi bambini andassimo a trovare le persone anziane del quartiere per tenere loro compagnia, magari portan­do un etto di caffè. Nei giorni che ero libero andavo là, nella parrocchia ad aspettare con gli altri ragazzi che arrivasse, e quando arrivava era sempre di buon umore con la sua moto tutta scassata. Era molto sbrigativo nelle sue cose e dava molta confi­denza a noi bambini: voleva che lo chiamassimo "don" e che ci dessimo del tu.
Io, chissà perché, non ci sono mai riuscito.
Stefano

Io lo ammiravo molto perché ci vuole molto sacrificio per fare quello che ha fatto per tanta gente.
Massimo

È stato il primo prete della parrocchia di S. Marcellino che si è dedicato a noi ragazzi con pazienza e sopportazione.
Paolo

Dal cielo ci guarda, ci sorride, ci aiuta e ci consola come se fosse rimasto tra noi. Le persone come lui vivranno per sempre dentro il nostro cuore perché il suo passag­gio sulla terra ha lasciato le impronte del bene.
Paolo

Fu breve il suo passaggio su questa terra, a noi resta il ricordo di questa grande figura e continueremo ad operare secondo i suoi consigli, non c'è modo migliore per onorarlo.
Antonio
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