I giovani: I racconti del Ghetto - Don Orazio Chiapparo con Don Antonio Acciai: due preti, una comunità, un quartiere

www.personalismo.it
Don Orazio Chiapparo e Don Antonio Acciai
due preti, una comunità, un quartiere
Vai ai contenuti

I giovani: I racconti del Ghetto

I giovani
Dal bollettino "Terzo Canale" stampato nella parrocchia di S. Marcellino. Pubblicare questo racconto è un atto dovuto nei confronti di tutti quei ragazzi che, con l'entusiasmo e la fantasia, hanno saputo instaurare con don Orazio un rapporto sin­cero e costruttivo.

"I venti racconti del ghetto" è una raccolta di storie che a voi possono sembrare alquanto fantastiche e paradossali, ma che sono state — e lo sono tutt'ora — real­mente vissute. Storie fantastiche perché ambientate in un mondo dove il divario fra ricco e povero è molto più sensibile che nella realtà.
Le venti storie narrano come un gruppo di appartamenti al "ghettume" riesca a sopravvivere approfittanto delle ricchezze altrui.
Come i cenciosi del ghetto riuscirono a jattare ( = grattare) una Carriola

Si era scoperto un gran giacimento di ferraglie. La goduria fu grande perché il ferro vecchio è la fonte di vita per noi cenciosi. Ma ci mancava una carriola. Fu ap­punto il nostro stragrande bisogno di "grana" che ci spinse a tentare la ardue impre­sa di prelevare da un cantiere edile i mezzi necessari ( = carriola) per attuare i nostri loschi scopi di arricchimento.
Lungi dal credere che noi siamo comuni briganti di strada! L'azione fu preparata ben sei mesi prima.
La sera del 22 febbraio 1971 A.G. (= Anno Ghetto), su un piazzale semidissestato dalle bombe, I cenciosi Arnaldo, Lionardo, Vincive e Robicchio, tintisi il volto con carbone ardente, varcavano i reticolati che li separavano dalle zone "ricche" e si apprestavano a "jattare" quella famosa carriola che avrebbe ín seguito turbato le notti dei ricconi con i suoi terrificanti cigolii.
Strisciando ventre a terra, giunsero ad una foce istretta, "ov'Ercule rimise li suoi riguardi a ciò che non più oltre si mette".
Poscia, con un nodoso bastone, accecarono la quercia. Mentre il poveretto giacea in una pozza di sangue, Arnaldo, Lionardo e Maonizzo ne ricavarono carne fresca.
Intanto con il lacerante urlo gealico e con grugniti scimmieschi si precipitavano su di una malandata carriola (proprio assai!!) (anzi assaissimo malandata!!)
Il giorno dopo tutto il ghetto poteva ammirare la fastosa carriola che ci avrebbe aiutato nei nostri trasporti, mentre su ogni tavola non mancò un buon piatto di gabelliere arrosto con contorno di aglio et olio.
Paolo Ansaldo & Compay
Torna ai contenuti