Scritti: Considerazioni sul vincolo matrimoniale
Scritti
Estratto da una serie di appunti ritrovati
Considerazioni sul vincolo matrimoniale
Il magistero della Chiesa insegna che il matrimonio è indissolubile.
"L'intima unione (degli sposi), in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l'indissolubile unità" (Gaudium et Spes 48).
Queste due proprietà — la fedeltà e l'indissolubilità — secondo la dottrina Cattolica non riguardano solo il matrimonio — sacramento ma anche il matrimonio naturale. (Pio XI "Casti connubi" "Sillabo").
Dunque la legge Fortuna-Baslini relativa all'introduzione del divorzio nella legislazione italiana è contraria alla legge divina sul matrimonio naturale.
Ma non c'è forse nella dottrina cattolica circa il matrimonio naturale una contraddizione che non è stata ancora sufficientemente chiarita?
Esaminiamo i punti contradditori.
S. Paolo scrivendo ai cristiani di Corinto afferma: "... Agli altri poi dico io, non il Signore: se l'infedele si vuole separare, si separi pure: in tali condizioni il fratello o la sorella (l'altro coniuge) non sono costretti a servitù. (possono risposarsi)" (1Cor 7,15).
Questo cosiddetto "privilegio paolino" è interpretato dalla chiesa come disposizione positiva divina. (Pio XI "Casti Connubi").
Dio cioè permetterebbe a due coniugi pagani, uno dei quali abbia successivamente ricevuto il battesimo, di separarsi e di passare a seconde nozze. In questo caso si ha un vero e proprio scioglimento del vincolo matrimoniale, cioè un divorzio. Per conseguenza, Dio sarebbe direttamente responsabile della inevitabile sofferenza dei figli.
I documenti pontifici specificano nei dettagli le condizioni necessarie per la applicazione di questo privilegio.
"Se un coniuge infedele si converte alla fede Cattolica e l'altro o non vuole abitare insieme o acconsente a coabitare ma disprezzando il nome di Dio in modo tale da indurre il coniuge cristiano al peccato mortale: il coniuge cristiano — se lo vuole — può passare a seconde nozze. (Innocenzo III).
Si dirà che la fede è un bene troppo alto perché Dio permetta che essa venga offuscata o posta in pericolo da una concezione troppo legalistica dell'indissolubilità. Per difendere la fede dei cristiani, dunque, Dio permetterebbe che i coniugi — in casi particolari — non solo si separino ma si risposino.
Si dirà: nel piano salvifico il matrimonio naturale non può considerarsi, sotto ogni punto di vista, un matrimonio secondo la volontà di Dio (Haering "la legge di Cristo" Morcelliana). La dottrina cattolica insegna però che la grazia non abolisce né violenta la natura, bensì l'arrichisce e la perfeziona. (S. Tommaso).
Non può un sacramento — per attuarsi — dissolvere una famiglia naturale e andare direttamente contro il bene dei figli.
Dio insiste, nella rivelazione, sull'amore che Egli porta all'uomo e che ogni uomo deve avere per il proprio fratello.
"Potrà forse una donna dimenticare il suo bambino, da non sentire più compassione per il figlio delle sue viscere? E se pure questa lo potrà dimenticare, io non mi dimenticherò mai di te! (Is 49,15)Oh, se è un figlio che io stimo sempre Efraim! Oh, se è un figlio a me caro!
Per questo mi sono sentito muovere le viscere per lui (Ger. 31, 20).
"Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiunque creda in lui non perisca, ma abbia la vita eterna" (Gv 3, 16).
"Fatevi dunque imitatori di Dio, come figli bene amati, e vivete amandovi come anche Cristo amò noi, e diede sé stesso per noi, oblazione e sacrificio a Dio" (Ef 5,1).
"Gesù prese a dire: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico ... ecc.
Chi di questi tre ti pare sia stato prossimo, per colui che s'imbatte nei ladroni?" "Egli rispose: "Colui che gli usò misericordia". E Gesù gli soggiunse: "Va', e fa' tu pure lo stesso (Lc 11, 20).
Come può dunque Dio comandare che si faccia del male agli uomini, sia pure per motivi superiori?
Se l'indissolubilità del matrimonio è di sua natura diretta a tutelare la famiglia e soprattutto il bene dei figli, come può Dio disporre che il matrimonio indissolubile venga — sia pure per motivi superiori — sciolto, con inevitabile danno sofferto da figli innocenti?
Si dirà che — nel caso in questione — S. Paolo abbia permesso lo scioglimento del matrimonio naturale per evitare mali peggiori, attenendosi al principio secondo cui — presupposta l'insufficienza morale degli uomini di una data epoca e inseriti in un ambiente corrotto — il legislatore (come nel caso di Mosé) può tollerare alcune imperfezioni, anzi inconvenienti, e regolare giuridicamente i loro limiti per impedire mali morali peggiori, stimando che una tolleranza giuridica e una regolamentazione d'inconvenienti siano permessi e siano più prudenti di una severa proibizione, la quale potrebbe avere conseguenza ancora peggiori.
Dato, e non concesso, che Dio con disposizione positiva abbia permesso di compiere un male (verso i figli) per evitare mali peggiori (quali?); non si comprende perché egli non abbia concesso questo "privilegio" nel caso di due coniugi pagani, ambedue successivamente battezzati e "risposatisi" religiosamente: dal momento che la eventuale difficoltà nell'osservare il principio dell'indissolubilità ci sarebbe stata tanto per i coniugi pagani che avessero contratto un matrimonio soltanto naturale quanto per i coniugi pagani che si fossero battezzati e avessero celebrato il matrimonio sacramento.
Nè vale obiettare che chi contrae il sacramento del matrimonio riceve da Dio anche le grazie necessarie per poter osservare la legge dell'indissolubilità.
Forse che agli altri non viene concessa alcuna grazia? Sono forse irrimediabilmente costretti a peccare e a sciogliere i loro matrimoni naturali?
La Chiesa insegna che Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini.
E siccome per essere salvi è necessario che anche coloro che non conoscono Cristo osservino le leggi naturali, Dio concede anche a questi la grazia di poter osservare le leggi dell'indissolubilità matrimoniale, se essa è legge naturale.
Secondo l'interpretazione della Chiesa, Cristo — parlando agli ebrei — non tollera alcuna eccezione: "Chi ripudia sua moglie e ne sposa un'altra commette adulterio con questa, e se una donna ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulterio" (Mc 10,11-12).
Pertanto, o Cristo nel passo in questione parla solo del matrimonio-sacramento o dunque si riferisce anche al matrimonio naturale: ma in questo caso emerge la contraddizione di cui s'è trattato in questo studio.
La conclusione che si deduce da questa ricerca è la seguente: o il "privilegio paolino" non è di diritto divino, o l'indissolubilità del matrimonio naturale non è tma legge divina.