Scritti: Considerazioni sul vincolo matrimoniale - Don Orazio Chiapparo con Don Antonio Acciai: due preti, una comunità, un quartiere

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Don Orazio Chiapparo e Don Antonio Acciai
due preti, una comunità, un quartiere
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Scritti: Considerazioni sul vincolo matrimoniale

Scritti
 
Estratto da una serie di appunti ritrovati
 
Considerazioni sul vincolo matrimoniale
 
Il magistero della Chiesa insegna che il matrimonio è indissolubile.
 
"L'intima unione (degli sposi), in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l'indissolu­bile unità" (Gaudium et Spes 48).
 
Queste due proprietà — la fedeltà e l'indissolubilità — secondo la dottrina Catto­lica non riguardano solo il matrimonio — sacramento ma anche il matrimonio natu­rale. (Pio XI "Casti connubi" "Sillabo").
 
Dunque la legge Fortuna-Baslini relativa all'introduzione del divorzio nella legi­slazione italiana è contraria alla legge divina sul matrimonio naturale.
 
Ma non c'è forse nella dottrina cattolica circa il matrimonio naturale una contrad­dizione che non è stata ancora sufficientemente chiarita?
 
Esaminiamo i punti contradditori.
 
S. Paolo scrivendo ai cristiani di Corinto afferma: "... Agli altri poi dico io, non il Signore: se l'infedele si vuole separare, si separi pure: in tali condizioni il fratello o la sorella (l'altro coniuge) non sono costretti a servitù. (possono risposarsi)" (1Cor 7,15).
 
Questo cosiddetto "privilegio paolino" è interpretato dalla chiesa come disposi­zione positiva divina. (Pio XI "Casti Connubi").
 
Dio cioè permetterebbe a due coniugi pagani, uno dei quali abbia successivamente ricevuto il battesimo, di separarsi e di passare a seconde nozze. In questo caso si ha un vero e proprio scioglimento del vincolo matrimoniale, cioè un divorzio. Per con­seguenza, Dio sarebbe direttamente responsabile della inevitabile sofferenza dei figli.
 
I documenti pontifici specificano nei dettagli le condizioni necessarie per la appli­cazione di questo privilegio.
 
"Se un coniuge infedele si converte alla fede Cattolica e l'altro o non vuole abitare insieme o acconsente a coabitare ma disprezzando il nome di Dio in modo tale da indurre il coniuge cristiano al peccato mortale: il coniuge cristiano — se lo vuole — può passare a seconde nozze. (Innocenzo III).
 
Si dirà che la fede è un bene troppo alto perché Dio permetta che essa venga offu­scata o posta in pericolo da una concezione troppo legalistica dell'indissolubilità. Per difendere la fede dei cristiani, dunque, Dio permetterebbe che i coniugi — in casi particolari — non solo si separino ma si risposino.
 
Si dirà: nel piano salvifico il matrimonio naturale non può considerarsi, sotto ogni punto di vista, un matrimonio secondo la volontà di Dio (Haering "la legge di Cri­sto" Morcelliana). La dottrina cattolica insegna però che la grazia non abolisce né violenta la natura, bensì l'arrichisce e la perfeziona. (S. Tommaso).
 
Non può un sacramento — per attuarsi — dissolvere una famiglia naturale e an­dare direttamente contro il bene dei figli.
 
Dio insiste, nella rivelazione, sull'amore che Egli porta all'uomo e che ogni uomo deve avere per il proprio fratello.
 
"Potrà forse una donna dimenticare il suo bambino, da non sentire più compas­sione per il figlio delle sue viscere? E se pure questa lo potrà dimenticare, io non mi dimenticherò mai di te! (Is 49,15)Oh, se è un figlio che io stimo sempre Efraim! Oh, se è un figlio a me caro!
Per questo mi sono sentito muovere le viscere per lui (Ger. 31, 20).
 
"Dio ha talmente amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinché chiun­que creda in lui non perisca, ma abbia la vita eterna" (Gv 3, 16).
 
"Fatevi dunque imitatori di Dio, come figli bene amati, e vivete amandovi come anche Cristo amò noi, e diede sé stesso per noi, oblazione e sacrificio a Dio" (Ef 5,1).
 
"Gesù prese a dire: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico ... ecc.
 
Chi di questi tre ti pare sia stato prossimo, per colui che s'imbatte nei ladroni?" "Egli rispose: "Colui che gli usò misericordia". E Gesù gli soggiunse: "Va', e fa' tu pure lo stesso (Lc 11, 20).
 
Come può dunque Dio comandare che si faccia del male agli uomini, sia pure per motivi superiori?
 
Se l'indissolubilità del matrimonio è di sua natura diretta a tutelare la famiglia e soprattutto il bene dei figli, come può Dio disporre che il matrimonio indissolubile venga — sia pure per motivi superiori — sciolto, con inevitabile danno sofferto da figli innocenti?
 
Si dirà che — nel caso in questione — S. Paolo abbia permesso lo scioglimento del matrimonio naturale per evitare mali peggiori, attenendosi al principio secondo cui — presupposta l'insufficienza morale degli uomini di una data epoca e inseriti in un ambiente corrotto — il legislatore (come nel caso di Mosé) può tollerare alcune imperfezioni, anzi inconvenienti, e regolare giuridicamente i loro limiti per impedire mali morali peggiori, stimando che una tolleranza giuridica e una regolamentazione d'inconvenienti siano permessi e siano più prudenti di una severa proibizione, la quale potrebbe avere conseguenza ancora peggiori.
 
Dato, e non concesso, che Dio con disposizione positiva abbia permesso di com­piere un male (verso i figli) per evitare mali peggiori (quali?); non si comprende per­ché egli non abbia concesso questo "privilegio" nel caso di due coniugi pagani, am­bedue successivamente battezzati e "risposatisi" religiosamente: dal momento che la eventuale difficoltà nell'osservare il principio dell'indissolubilità ci sarebbe stata tanto per i coniugi pagani che avessero contratto un matrimonio soltanto naturale quanto per i coniugi pagani che si fossero battezzati e avessero celebrato il matrimo­nio sacramento.
 
Nè vale obiettare che chi contrae il sacramento del matrimonio riceve da Dio an­che le grazie necessarie per poter osservare la legge dell'indissolubilità.
 
Forse che agli altri non viene concessa alcuna grazia? Sono forse irrimediabilmen­te costretti a peccare e a sciogliere i loro matrimoni naturali?
 
La Chiesa insegna che Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini.
 
E siccome per essere salvi è necessario che anche coloro che non conoscono Cristo osservino le leggi naturali, Dio concede anche a questi la grazia di poter osservare le leggi dell'indissolubilità matrimoniale, se essa è legge naturale.
 
Secondo l'interpretazione della Chiesa, Cristo — parlando agli ebrei — non tolle­ra alcuna eccezione: "Chi ripudia sua moglie e ne sposa un'altra commette adulterio con questa, e se una donna ripudia suo marito e ne sposa un altro, commette adulte­rio" (Mc 10,11-12).
 
Pertanto, o Cristo nel passo in questione parla solo del matrimonio-sacramento o dunque si riferisce anche al matrimonio naturale: ma in questo caso emerge la con­traddizione di cui s'è trattato in questo studio.
 
La conclusione che si deduce da questa ricerca è la seguente: o il "privilegio paolino" non è di diritto divino, o l'indissolubilità del matrimonio naturale non è tma legge divina.
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