Introduzione a "Un prete, una comunità, un quartiere" - Don Orazio Chiapparo con Don Antonio Acciai: due preti, una comunità, un quartiere

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Don Orazio Chiapparo e Don Antonio Acciai
due preti, una comunità, un quartiere
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Introduzione a "Un prete, una comunità, un quartiere"

introduzione dal libro "DON ACCIAI  - un prete, una comunità, un quartiere"
edito dai parrocchiani nel decimo anniversario della morte,

5 aprile 1974 - 5 aprile 1984
 
Sono ormai dieci anni da quel 5 aprile '74, quando, nell'incendio svilup­patosi nella Chiesa di N.S. della Provvidenza, trovava la morte il Parroco, don Antonio Acciai, sua madre e il Curato, don Orazio Chiapparo.
[...]

Una breve raccolta di testimonianze su don Orazio può essere utile in questa pubblicazione, non solo perché egli ha condiviso con don Acciai la tragica morte, quanto perché ha vissuto la sua brevissima esperienza di prete, prima a S. Marcellino e poi alla "Provvidenza", nello sforzo costante di tradurla in un servizio autentico di fratelli attraverso la semplicità, l'ascolto e la disponibilità.
L'impatto con una realtà che non era precisamente quella a cui l'insegnamento del Seminario lo aveva preparato, lo sforzo per creare un'immagine di chiesa più credibile in un ambiente difficile, com'era quello della parrocchia di S. Marcellino, la solitudine interiore in cui spesso si trovava, gli resero particolarmente dura quell'esperienza. Ricorda un suo ragazzo che `faceva molto per tutti, conoscenti ed estranei, e si dedicava a tutto con molto impegno senza mai riposarsi ed è per questo motivo forse che Dio lo ha voluto con sé, per rendergli meno faticosa la vita".
Sono questi ragazzi, i ragazzi del "Ghetto", come amavano definirsi, che condivi¬sero con lui due anni di fatiche ed entusiasmi, che lo conobbero per quello che era donandogli, essi stessi, con la loro presenza e vivacità, una forte spinta ideale.
Le testimonianze che riportiamo più avanti sono le voci dei suoi ragazzi, le uniche forse che hanno titolo per essere riportate, le uniche forse che lui ascolterebbe con piacere perché semplici, sentite, autentiche. Ricordo con particolare emozione di aver visto durante i funerali dei fiori con una scritta: i ragazzi del "ghetto". Era un gergo che molti quel giorno non decifrarono ma riassumeva una breve storia intensamente vissuta nella quale ognuno di loro aveva avuto un ruolo, un significato. È stata una storia di iniziative, di impegno, di svago, di fantasticherie coll'unico intento di ren¬dere i ragazzi protagonisti della loro crescita umana e di fede.
Il "Terzo Canale", bollettino settimanale che essi stessi scrivevano e stampavano, è stata una delle espressioni di questo impegno maggiormente significativa. Di questo bollettino sono ricavati alcuni brevi scritti di don Orazio ed uno dei cosiddetti "racconti del ghetto" in cui i ragazzi amavano sbizzarirsi esprimendo, con l'ironia e il paradosso, il proprio modo di osservare la realtà.
Più oltre sono riportate le sintesi di una serie di appunti ritrovati in cui don Orazio svolge una ricerca biblico-teologica sui temi del divorzio e della povertà.
Angelo Chlapparo
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